"Pinkermesse", ovvero l'evento per festeggiare il Trentennale di Harlequin Mondadori, al quale ho partecipato sabato 21 Maggio a Milano, in qualità di traduttrice con ventennale esperienza nel settore del genere rosa. Perfetto italian style, location principesca, con Ferrari Testarossa che uscivano rombando dal garage sotterraneo del Four Season Hotel di Via Gesù nel cuore del Triangolo della Moda milanese.
Stucchi dorati, marmi, statue, lusso mozzafiato (non ero mai stata in vita mia all'interno di un hotel cinque stelle).
Insomma, niente a che vedere con la "Barca d'Oro", "La Torraccia" o il "Rosalpina", i modesti alberghi vacanzieri che di solito frequentano i comuni mortali in note località marittime e montane.
Nella toilette delle signore (una specie di santuario dei bisogni corporali con le pareti completamente a specchio, un particolare che andrebbe psicanalizzato), c'erano persino delle agrippine, cioè divanetti in stile Roma Antica. Forse per invitare gli ospiti al relax dopo avere espletato.
Naturalmente gli asciugamani usa e getta non erano di carta, ma di un tessuto simile a quello antistatico che si utilizza per pulire lo schermo dei pc.
Che dire? Esperienza apofatica.
Peccato solo che l'unico ristoro che ci hanno offerto, ovvero l'american coffee, era assolutamente imbevibile. Il sapore è un incrocio fra l'orzo e lo sciacquo di fondi di caffè.
L'ho assaggiato e ho liquidato subito la tazza accanto a un samovar russo con tre piedi che assomigliava ad Abramovic, il noto imprenditore russo, nonché proprietario del Chelsea Football Club.
Domanda: ma perché offrire il caffè all'americana invece del nostro delizioso espresso all'italiana? Non ho voluto infierire con la cameriera (dall'aspetto sembrava turca o siciliana) dicendole: "Velluto, my favourite", per timore che scambiasse le mie parole per un'avance e chiamasse la vigilanza.
Insomma ho scoperto che in un hotel cinque stelle cercano di risparmiare su certi particolari come alla Trattoria Cantarazza di venerabile memoria...
Naturalmente non è stato accennato nulla alla situazione lavorativa e salariale dei traduttori, dato che si trattava di una manifestazione a metà fra il promozionale e la riflessione sull'evoluzione
del romanzo rosa negli ultimi vent'anni. Rosa? Per esplicita ammissione dei presenti, che non mi sembravano certo devoti di p. Pio, ormai la chick-lit è rosso profondo. Soprattutto nelle serie Passion, Paranormal e Nocturne. Quest'ultima che si rifà alla scia dell'occulto sull'onda del successo del film Twilight.
Quello che mi ha lasciato a dir poco stupefatta è stata la massa di donne presenti alla kermesse che aspira e ambisce disperatamente a lavorare come traduttore.
Dal punto di vista puramente tecnico, è un lavoro stupendo, autonomo e creativo, ma gli aspetti più "prosaici" sono a dir poco scoraggianti per chi lavora da anni come me in questo settore.
Comunque, le signore presenti, armate di Blackberry, iPad, notebook e Apple di vario genere, davano strenuamente la caccia ai pochi dirigenti Harlequin Mondadori presenti, nella speranza di intrufolarsi nel Sistema.
Comunque, le signore presenti, armate di Blackberry, iPad, notebook e Apple di vario genere, davano strenuamente la caccia ai pochi dirigenti Harlequin Mondadori presenti, nella speranza di intrufolarsi nel Sistema.
Ho avuto occasione di parlare con Simona Cives, una delle relatrici presenti, responsabile del progetto "Casa delle Traduzioni" di Roma, che mi ha detto
che è in studio la creazione di un albo professionale traduttori, ma che non si sa ancora nulla riguardo ai tempi di realizzazione.
Questo significa che quando verrà realizzato, con relativo fondo pensione, io sarò già da tempo in via Kennedy, ovvero la "location" del cimitero del paese in cui abito, con un bel sempreverde piantato fra la lastra e il lumino, (acceso, si spera. E' decisamente più trendy.)
Alla kermesse ha partecipato anche Franco Forte, sceneggiatore televisivo del programma RIS e Distretto di Polizia. Per via del nome, per poco non gli scoppiavo a ridere in faccia! Ma il papà e la mamma gli volevano proprio male quando è nato! Ero tentata di chiedergli se aveva un fratello che si chiamava Monaco di Baviera o una sorella di nome Stoccarda... FrancoForte, peraltro un tizio pelato, con baffi, dai modi simpatici. Uno dei pochi uomini presenti alla kermesse rosa. Mi sembrava un po' intimidito dall'agguerrita presenza femminile. Ogni tanto guardava il samovar che assomigliava ad Abramovic, con l'aria di chi avrebbe preferito trovarsi a Stamford Bridge insieme a Carletto (non quello della Findus).
No comments:
Post a Comment